L’utilizzo del kabura è sicuramente una delle tecniche più facili fra le quattro del japan style, bisogna chiaramente seguire delle nozioni abbastanza semplici che cercherò di dettagliare.
Anzitutto è una pesca da fare a scarroccio, la barca deve muoversi con il vento a motore spento, lo scarroccio può andare da 0,2 nodi a 1 nodo massimo , in condizioni di scarroccio molto ridotto o nullo non abbiate timore di abbondare il kabura e dedicarvi alle altre tecniche, eviterete così inutili cappotti e di disinnamorarvi di questa pescosissima pratica.
Pescosissima si eccome , ma tutto dipende da voi e soprattutto dalla vostra testardaggine , ci dovete credere !!!!!
Se le condizioni andranno peggiorando con rinforzo di vento, abbiate sempre a portata di mano una adeguata ancora galleggiante che rallenterà a dovere la velocità di scarroccio e consentirà al vostro kabura di lavorare in prossimità del fondo e quindi di massimizzare il risultato.
Per quel che riguarda il dimensionamento dell’ancora galleggiante sarete voi che dovrete scegliere al meglio : un ancora dimensionata dovrà essere sempre ben gonfia ( se è troppo grande resta parzialmente gonfiata e non lavora, al contrario una troppo piccola sarà sempre in tensione ma non rallenterà la barca come serve a voi) , questo dipende soprattutto dall’opera morta esposta oltre che dalla forma e peso della barca , per cui chi vende semplifica molto per propria comodità , sarete voi che dovrete trovare il giusto compromesso per l’ imbarcazione, l’ancora galleggiante è una grande risorsa in questo tipo di pesca !!!
Vediamo ora l’attrezzatura :
le canne dedicate al kabura sono più “robuste” di quelle esilissime per il tenya, ma pur sempre con la punta sensibile ; il motivo principale è che non devono dare al pesce la sensazione di resistenza all’abboccata
canna morbida quindi e con punta sensibile ma dotate di una buona schiena in quanto catture sopra il kg non sono rare, in mancanza di una canna specifica utilizzare le prime volte una canna da bolentino, l’importante è iniziare, poi avendo i risultati si sarà più incentivati ad investire in una canna dedicata.
Il mulinello : preferibilmente a tamburo rotante, semplicemente per semplicità di pesca, con il rotante potrete avere sempre una mano libera e con il dito sul tamburo liberare la treccia necessaria a mantenere il fondo più a lungo,in caso di ferrata sarà sufficiente premere forte sul tamburo per evitare lo srotolamento del trecciato e agire con forza lungo la stessa inclinazione del filo in modo da trasmettere davvero sugli ami forza e spostamento impegnati.
Trecciato : non andiamo oltre gli 0.12 mm ( io personalmente utilizzo uno 0.10 mm di altissima qualità ) il motivo è semplice : la forza esercitata dall’acqua in movimento sul filo sarà tanto più grande quanto maggiore sarà la superficie del trecciato , questo farà alzare dal fondo il nostro kabura e noi triboleremo per farlo scendere ancora liberando filo e così via fino ad arrivare al punto di avere troppa distanza e inclinazione e dover recuperare e ridiscendere in verticale per un altro turno ; la qualità del treciato ci consentirà una miglior scorrevolezza e una carico di rottura più alto .. non si sa mai 😉
Leader : fluorocarbon 0.25 mm/0.37 mm ( oltre non andrei , vedete voi in base alla limpidezza e profondità) comunque dimensionatelo al trecciato sui rispettivi carichi di rottura,; in caso di incaglio è preferibile che rompa il fluoro piuttosto che il trecciato; 4/5 mt sono richiesti .
Nodi : Pr Knot fra trecciato e leader e il classico da girella sullo snap per cambio kabura rapido ,ognuno poi ha le sue abitudini ; attenzione ad un particolare però , siccome le canne japan style hanno molti piccoli anelli in punta, un nodo che ha lo spezzone del leader tagliato verso il basso creerà qualche problemino di srotolamento in fase di calata con impuntamenti fastidiosi e rischio di parrucchette in bobina, è il motivo per cui all’Albright preferisco il PR Knot.
Kabura : la scelta del peso va prima del colore , utilizziamo minor peso possibile, il vantaggio sarà quello di avere un’esca meno “sentita” all’abboccata , è chiaro che la profondità e le condizioni decideranno per noi , ma non siate pigri …. provate prima con pesi leggeri, ad aumentare siamo sempre in tempo. La scelta del colore segue le linee guida di tutti i jig japan style : si cambia spesso fino a trovare quello giusto per la giornata;mi ripeto ma il concetto è stato testato e confermato : pescando insieme con identiche esche e attrezzatura ma colori diversi c’era che catturava di continuo e chi poco e niente, non appena sostituito il jig le campane suonavano a festa !!!!
Sul discorso colori la regola dice : cielo nuvoloso preferire i colori scuri ( grandi risultati con l’oro/nero ad es e con cielo limpido e luminoso prediligere i colori chiari es oro/arancio oppure oro/rosa mentre in condizioni di acqua torbida o verde nei primi strati un glow+colore farà la differenza.
Puro o innescato ? : due scuole di pensiero entrambe valide , mio malgrado ho dovuto constatare andando a pesca con veri specialisti che la mia convinzione che chi innesca gli artificiali non ci crede veramente, andava decisamente rivista ; chiaramente l’innesco non deve essere esagerato perché è indispensabile lasciare liberi gonnellino e codine di fare il movimento sinuoso per cui sono nate, per cui ok a calzare gli ami con vermi di mare ( americano o coreana) senza lasciare più di 3/5 mm che penzolino , no alla striscia di calamaro che fa malloppo e blocca lo skirt, comunque senza essere troppo categorico l’unica condizione essenziale per chi vuole “arricchire” il proprio kabura è mettere pochissima “ciccia” sugli ami per lasciar fare al jig il proprio lavoro per bene.
Piuttosto un trucco davvero molto redditizio è inserire uno o due “drop” sopra il kabura , si tratta di due bracciolini da 25/30 cm montati a perpendicolo sul primo metro e mezzo di leader che montano un amo nascosto dentro un Marufuji luminous bait opportunamente distanziato da uno stopper di gomma, magari utilizzando una tecnosfera Sasame con molla inox per lasciarlo meglio lavorare ed evitare che si arrotoli sul leader restando strozzato sulla lenza madre. ( vedi foto)
a questi potete mettere l’aggiunta di verme o gamberetti piccoli da scoglio ….. le triplette di pagelli non saranno certo un avvenimento … provate e mi ringrazierete della dritta 😉
Badate bene il kabura farà da teaser cioè da attrattore , ma le prede più grandi saranno sempre a suo appannaggio.
Girella o snap : personalmente un Jack della Seaspin della giusta dimensione aiuta molto al cambio peso e colore che ribadisco è doveroso nel corso della battuta di pesca per ottimizzare i risultati ; c’è chi preferisce altro e nulla vieta di provare alternative.
Per quel che riguarda le zone di pesca ho scritto un articolo che può aiutare chi è alle prime armi e forse dare qualche spunto anche ai più esperti nella sezione :
GUIDA ALLA SCELTA / TEORIA/DOVE PESCARE —–> qui
Movimento : ci sono metodi diversi e tutti egualmente efficaci
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muovere il jig lentamente alzando la punta della canna verso l’alto e poi ridiscenderla riavvolgendo lentamente il mulinello, quindi un’azione a “dente di sega” , si sale per parecchi metri dal fondo ( anche 12/15 mt) per poi far ricadere velocemente sul fondo e ripetere, i pagelli ma anche gallinelle, orate ecc risalgono molto prima di abboccare , sospettosi ed incuriositi da quello strano animale , poi quando pensano di averlo perso per sempre perche si avvicina troppo alla superficie lo addentano voracemente ( attenzione a ferrare bene perchè in caso contrario ne perderete molti in quanto gli ami in quell’occasione difficilmente saranno ben piantati).
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appena giunti sul fondo abbassare la punta della canna verso il pelo dell’acqua e iniziare , seguendo l’inclinazione del filo, a dare veloci e ritmati colpi in avanti ( come se tagliaste l’erba con la falce a manico lungo) 7/10 colpi di ampiezza di un metro , poi un lungo tiro verso l’alto e giù con la canna di nuovo bassa sull’acqua, 3/4 secondi di pausa e poi riprendete ; questa tecnica prevede quindi il contatto col fondo e fa salire poco l’artificiale che però diventa molto attirante per i suoi movimenti frenetici.
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lo stile classico Jap consiste in un costante lento recupero del jig unito a movimenti morbidi della canna che si sposta dal basso verso l’alto ritornando sempre con dolcezza; questa tecnica enfatizza molto l’azione del gonnellino e delle codine ( è il motivo per cui consigliavo di lasciarne liberi i movimenti se decidessimo di farcire il jig). Anche in questo caso il kabura salirà dal fondo per diversi metri in quanto recuperando filo unito all’azione dello scarroccio necessariamente l’artificiale si alzerà dal fondo, per cui attenzione a darsi un limite e ricalarlo successivamente.