1. Siamo arrivati sullo spot , abbiamo pianificato la giornata guardando le ore a cavallo dell’alta marea e verificato se siamo vicino al plenilunio;
è un dato di fatto che la luna influenza a sufficienza i movimenti delle acque e l’attività dei pesci;
Fermiamo la barca : valutiamo lo stato del mare , direzione del vento, la limpidezza dell’acqua , guardiamo il cielo , consideriamo con la profondità l’altezza del sole sulle nostre teste considerando che in base alla sua altezza sull’orizzonte la luce penetrerà più o meno in profondità ;
 l’altezza del sole sull’orizzonte è influenzato da stagione e ora –> in inverno anche se mezzogiorno il sole non sarà mai a perpendicolo sulla nostra testa, diversamente in piena estate il sole sarà perfettamente allo zenith , permettendo alla luce di raggiungere strati d’acqua che difficilmente in inverno saranno illuminati.
Ora non ci resta che montare il nostro Jig Pilota e cercare di capire la direzione della corrente e la sua intensità;
facciamo scendere il nostro jig in free fall (caduta libera senza alcuna trattenuta né resistenza del mulinello a far uscire la treccia) cercando di restare a perpendicolo agendo sul motore e attendiamo il suo arrivo a fondo ;
ora , come già detto e ridetto, uno o due giri di mulinello rapidi (eventualmente un solo giro e colpo in alto contemporaneo con la canna) e poi iniziamo il nostro passo lento (slow pitch) sempre mantenendo la verticalità,
dopo qualche minuto di alza e scendi avremo comunque fatto un pò di strada , il plotter ci avrà segnato il percorso dal punto di calata fino ad ora, la diagonale della traccia sarà esattamente la direzione della corrente e la sua maggiore o minore lunghezza ( paragonata di volta in volta con le precedenti uscite) ci indicherà la sua intensità.
A questo punto abbiamo le informazioni che ci servono per iniziare e scegliere la nostra strategia di pesca ;
per prima cosa dobbiamo fare la scelta più importante : decidere che  artificiale montare sul leader…… partiremo dal modello cioè dalla forma ;
in questa fase la scelta più importante è proprio la forma dell’artificiale :
  • un artificiale a discesa lenta con molta superficie piana che privilegia la discesa laterale alla verticale, cioè che scende si in verticale ma molto anche lateralmente “ a foglia” ( una foglia cade sotto l’albero quando c’è totale assenza di vento ma andrà lontanissimo in caso di vento sostenuto oppure alle varie distanze conformi all’intensità del vento stesso)
oppure
  • un artificiale “tagliente” che riesca a minimizzare l’azione della corrente durante la sua discesa guadagnando quanto più possibile la verticale sotto l’imbarcazione
La prima netta divisione dei jig si fa in questo momento , un artificiale lento in discesa stimola il pesce perché gli balla davanti con mille piroette e lanciando segnali luminosi fatti di bagliori, luce e vibrazioni;
un artificiale più fendente passerà davanti al pesce in un modo leggermente diverso, la sua discesa verticale sarà un pochino più rapida e diversi saranno gli stimoli luminosi che emetterà : i lampi più rapidi , i flash e le vibrazioni più intense ;
non dobbiamo pensare che uno sia meglio dell’altro , il succo è che noi stiamo cercando la verticalità per poi  riuscire, durante l’azione attiva di pesca , a far fare la famosa giravolta al jig ….il resto – per ora – non conta e non ci deve ancora distogliere dall’obiettivo!!!
ogni artificiale ha diverse caratteristiche di discesa , noi in questa fase le dobbiamo considerare principalmente per quanto la corrente ne influenzerà la caduta.
Dopo aver scelto il modello passeremo a sceglierne il peso ….
la ”regola del doppio” che ho ritrovato in più di una traduzione dai <sacri testi> 😉 è che il jig deve essere il doppio dei grammi rispetto ai metri di fondo , cioè ad es. 50 metri = 100 gr   oppure 100 metri = 200 gr ;
questa presa così com’è  sarebbe  una semplificazione eccessiva ed anche chiaramente troppo semplicistica infatti i maestri giapponesi prevedono una deroga fino al  35% sia in positivo che in negativo.
Va da se che se l’artificiale non rispetta perfettamente la verticalità potremo e dovremo aggiungere peso mentre se otteniamo la verticale  rispettando la “regola del doppio”  dobbiamo cercare la leggerezza quindi possiamo spingerci a diminuire il  peso anche del 35% ( 70 gr in meno su 200 per cui in questo caso limite pescheremo a 100 mt soltanto con 130 gr );
queste giornate chiaramente le conteremo sulla punta delle dita ma ne troveremo tante di più quanto maggiormente seguiremo la seconda importante “regola del pescare sottile” ;
pescare sottile vuol dire aver caricato il mulinello con un trecciato ultra sottile , sto parlando di un PE 1.0 o 1.2 o 1.5 ( il PE 2.0 è davvero da considerare come una estremizzazione) questa seconda e IMPORTANTE regola sarà un secondo punto di partenza per ottenere risultato i motivi sono parecchi :
  • con una treccia grossa quando arrocchi sono problemi seri, a parte la difficoltà di riuscire a strappare, sovente sei costretto a utilizzare la barca per tirare a sufficienza , spesso romperai sulla treccia , se ti va bene sul nodo ( ma se si utilizzano nodi ben fatti sfrutti il 100% del carico di rottura allora il problema si ripresenta) in ogni caso rischi grosso sia di rompere la canna che farti molto male col filo ( mi è capitato con un finale fluorocarbon da 0.37 mm di fare una forza esagerata per riuscire a rompere )
  • pescare grosso non serve !!!! l’artificiale non muove bene o meglio non nuota libero come dovrebbe, la rigidità del nylon lo “impasta” e il pesce se ne accorge …. tanta fatica per avere forme perfettamente bilanciate, studiate nel 3D e poi ci mangiamo tutto con un’errata scelta nell’attrezzatura…
  • con il filo sottile la visibilità è di  molto inferiore , è un’iperbole che cresce moltissimo diminuendo anche di poco i diametri .
Pescare sottile vuol dire prima di tutto ottimizzare la caduta libera del jig , lasciarlo lavorare bene e nello stesso tempo diminuire l’influenza del nemico numero 1 : la corrente , rendere l’artificiale più catturante perché il pesce non vede il filo a cui è attaccato ;
questo non è poco , lo dimostra il fatto che la zona più redditizia per pescare a slow pitch jigging è la fascia fra 70 e 130 metri (limite in cui i giapponesi definiscono “ impossibile” pretendere di riuscire ad ottenere una reale azione di “giravolta del jig “) dove effettivamente la visibilità è ridotta e il filo risulta meno evidente.
La considerazione finale è che quando agganci un pesce davvero grosso devi essere bravo tu a saperlo stancare o contrastare ( la frizione deve essere pre-tarata sul carico di rottura del leader ) in caso di una cernia che si vuol intanare o una ricciola che parte verso la secca per rompere il filo sulle rocce devi essere in grado di sfruttare tutta la forza del filo.
Un grave errore è sovradimensionare i diametri perché è una falsa convinzione , a cui molti di noi sono radicati, che con un filo grosso è più difficile perdere il pesce … in realtà lo perdi molte e molte volte perché nemmeno lo allami !!!!
Utilizzando fili sottili avrai molti più contatti con il pesce e quello davvero grande te lo sarai meritato al 100%, il vero combattimento si fa con l’astuzia e non con i muscoli .
Chiedo venia , mi sono fatto un po’ trasportare ritorniamo al punto ….
Scelta la forma, deciso il peso si deve poi scegliere una colorazione…
qui devo dire che “mea culpa” la scelta ha tante e tante varianti ma il mio lavoro è proprio quello di cercare sempre nuovi stimoli visivi per ogni situazione, ora sto lavorando per una semplificazione nella scelta , utilizzando le informazioni che mi avete fornito vorrei modificare il sito operando sulla possibilità di partire nella scelta dell’artificiale o dal modello o dal colore per poi finire nel peso , quindi modello-colore-peso oppure colore-modello-peso…. chissà quando troverò il tempo…. ;
Le colorazioni con il glow ( la bioluminescenza che caratterizza da sempre i miei jigs – studiata a tavolino con apparecchiature che rilevano la lunghezza d’onda della luce emessa dai miei artificiali e che mi consentono di farla rientrare nel range della naturale bioluminescenza degli organismi marini) sono le più utilizzate sia in condizione di pesca profonda che con sole basso all’orizzonte o acque torbide …. io partirei sempre da lì !!!!
Quindi glow + colore oppure glow + flash ( oro o argento ) non ho potuto apprezzare significative differenze se non legate a determinati periodi o zone di pesca.
La scelta del colore fra le tre è , a mio avviso,  l’unica variabile che non ha possibilità diversa che fare vari tentativi , d’altra parte la schematizzazione è corretto farla su dati certi e misurabili : velocità della corrente o profondità in metri mentre l’appetibilità dei pesci è sicuramente fattore “esoterico”
Le colorazioni che non sono luminose  sfruttano l’effetto della rifrazione della luce solare sulla superficie metallica del jig , ottime in acque basse , con sole alto e acque limpide, gradite moltissimo ai pesci pelagici ma anche ai pagelli (noti grufolatori)
Io personalmente cerco sempre di inserire delle parti scintillanti anche nei jigs glow unitamente al colore , il successo della colorazione Nemo sta proprio in questo mix.
Le colorazioni naturali imitanti più o meno altri pesci hanno sempre trovato amatori ma ,mi ripeto nel dirlo , le ritengo meno efficaci anche se a volte sono stato messo a tacere senza possibilità di replica .
In conclusione forma, peso e colore provando a sostituire la colorazione dopo 3 calate ben fatte ;
 è un dato abbastanza condiviso che se riusciamo a centrare il punto il pesce mangia praticamente subito, privilegiando la discesa dell’artificiale in primis e successivamente , per nostro merito , aggredendo il jig se siamo abbastanza bravi da scatenarne la frenesia ;
il modo con cui dovremo cercare di stuzzicare il pesce ,dopo che il jig ha toccato il fondo senza essere stato morso, l’argomento che seguirà.
Le strategie in pesca riguardanti i movimenti di canna e mulinello saranno appunto l’argomento del prossimo articolo.
A presto 😉
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