Non appena il nostro artificiale ha toccato il fondo, senza alcuna esitazione noi dovremo dare un veloce giro di manovella alzando la punta della canna a ore 1 , i  principali motivi sono 3 :
  1. gli ami sono ancora rivolti verso l’alto ,essendo più leggeri e trascinati giù dal jig che cade, il nostro interesse è evitare che si appoggino al fondo con rischio di arrocco. Più esitiamo in tale operazione maggiore la possibilità di agganciare il fondo fino all’esagerazione di trascinare il jig
  2. il pesce può aver già attaccato l’esca e noi così facendo lo ferriamo per bene
  3. il pesce può aver seguito con interesse ma non attaccato il jig, in questo modo noi dando una sferzata di energia lo stimoliamo maggiormente all’attacco, evitiamo di creare il “jig morto”

Dopo di che parte la vera e propria azione attiva di pesca.
Una strategia di base consiste nel voler provare tutte le varie tipologie di movimento del jig;
partiamo dal classico “one pitch one jerk” un giro completo di manovella + un momento di stop e successivamente ripetiamo questa sequenza cadenzata per 7/8 volte , il mulinello che recupera 1 metro a giro avrà allontanato dal fondo il nostro jig di circa 8/9 metri ( 7/8 + 1 metro del giro di manovella iniziale );
indi rilasciamo nuovamente cader il jig in caduta libera senza alcuna trattenuta fino al fondo;
presumibilmente nel frattempo la barca si sarà spostata in base alla corrente e/o al vento e l’artificiale cadrà in un altro punto poco distante dal primo ma comunque spostato ;
noi dovremo essere in grado di aver capito almeno in che direzione ci stiamo muovendo …. sto parlando della direzione espressa in gradi bussola .
Questa informazione successivamente ci consentirà di approcciare lo spot partendo dal miglior punto per effettuare la “passata” in modo da sfruttare al meglio la batimetrica cercando i pesci dove noi presumiamo possano stare : in alto se predatori tipo dentici o ricciole, sotto corrente a ridosso se pesci di fondale o dove li abbiamo segnati con l’ecoscandaglio , anche perché molto spesso li troveremo nell’esatto opposto di dove pensavamo potessero posizionarsi;

è molto importante cercare di ragionare su questo fattore ed effettuare le dovute ricerche con l’ecoscandaglio e con l’ausilio del plotter cercare di crearci un’immagine completa dello spot.

Solo quando avremo chiara l’immagine di dove stiamo calando il jig saremo in grado di effettuare una serie di calate differenti passando prima lateralmente poi centralmente ed in ultimo dal lato opposto ad es  di uno scoglio o di un relitto, in modo da non lasciare zone completamente scoperte prima di decidere di spostarci altrove.

E’ risaputo che il pesce solitamente reagisce subito o quasi alla vista del nostro slow pitch per cui le prime cale saranno quelle più redditizie, sconsigliato intestardirsi e provare e riprovare molte volte ;
volendo dare un’indicazione di massima si può tentare 3 calate con lo stesso jig avendo la certezza di essere passati esattamente sul punto prescelto, successivamente si passa alla sostituzione dell’artificiale utilizzando possibilmente una forma e un colore differente , ancora 2/3 volte e ancora cambio di colore e forma (volendo anche di peso se la condizione ce lo consente ) , per arrivare ad un massimo di tentativi falliti che ci “consiglieranno” di cercare altrove.
lo slow pitch non è una pesca di pazienza e di attesa , è una tecnica dinamica e di attenzione e sensibilità che prevede continui spostamenti ed una particolare propensione alla ricerca costante di nuovi punti e movimenti.
Abbiamo considerato soltanto “one pitch one jerk” ma va inserito anche il concetto della NON MONOTONIA , oltre alla possibilità di inserire nuove forme di jig e colorazioni bisogna mettere in pratica la strategia del cambiamento nel movimento dell’artificiale ….. sono una serie di variabili che ci consentono di non essere ripetitivi  e quindi muovere l’artificiale come può fare un automa o un mulinello elettrico programmato, l’elemento umano è proprio la molla che da vita al nostro artificiale e farà la differenza fra un pescatore ed un altro.
Le variabili dunque sono :
  • scelta del jig ( forma , colore e peso)
  • il movimento del jig ( slow pitch jerk, long fall, high pitch)
  • ritmicità del movimento ( 1 giro, ½ giro, ¼ di giro e perfino 1/8 di giro)

Deve essere chiaro che ognuno di noi in base alle sue capacità di essere vario e scarsamente pigro farà una notevole differenza rispetto al suo compagno di barca che nella stessa giornata potrà avere un maggior o minor numero di attacchi proprio per il differente modo di animare l’artificiale.
Capirete bene che le possibilità sono davvero molte , questa cosa non deve confonderci o creare sconforto, anzi va apprezzata come una variabile vincente che , offrendoci infinite possibilità o quasi, ci pone in  un vantaggio enorme , quello di stravolgere in qualsiasi momento la giornata che può presentarsi negativa.
Guardate ad es questo schema di diverso pitch fra ¼ di giro e 1/8 di giro ; il jig si alza di meno dal fondo ma cambia radicalmente anche il suo movimento durante la jerkata , nel primo modo si alza diritto e poi ricade lateralmente , nel secondo invece più corto e con l’attimo di stop molto più corto gira la testa come fosse un pendolo rovesciato dondolando a sx e poi a dx per poi ricadere piatto durante la rilasciata.

La parte della scritta in giapponese recita così : quando cercate di catturare pesci dal movimento lento come gli scorfani dovete aiutare l’attacco con piccoli movimenti del jig utilizzando la sequenza di ¼ e 1/8 di giro, così si fa anche per insidiare rombi oppure pesci San Pietro  o gallinelle, moltissimi pesci bentonici conducono vita sedentaria e vivono in risparmio d’energia , si muovono soltanto con brevi e rapidi scatti predatori dal punto di partenza oppure seguendo pazientemente e lentamente l’artificiale per poi attaccarlo con uno scatto fulmineo.
Al contrario un pesce pelagico come una ricciola vuole un artificiale che si muova velocemente e ne stimoli la frenesia predatoria con scatti veloci verso la superficie , sarà il caso allora di utilizzare un peso leggero per la nostra canna e farla quindi lavorare in tono d’azione rigido in high pitch jerk .
Non dobbiamo ogni volta partire con il giro completo di manovella ma in base alla zona e ai pesci che ci aspettiamo di trovare quindi è indispensabile adattare il nostro stile di pesca creando di volta in volta nuove strategie che ripeteremo le uscite successive tanto più con frequenza quanto più ci avranno dato buone soddisfazioni.

Per citare un altro esempio riportato nel libro di Sato c’è una particolare sequenza che viene indicata  come jolly quando si cerca qualcosa  in nuove postazioni sconosciute laddove non abbiamo informazioni sufficienti per operare una scelta di strategia già consolidata .
3 giri completi in sequenza ( sempre rispettando lo stop fra uno e l’altro) poi 3 ½ giri , ancora 3 giri completi e a seguire 5 volte 1/8 di giro per poi far ricadere al fondo il jig e riprendere la stessa sequenza. Guardando con attenzione l’immagine si riescono a capire bene anche le scritte in giapponese 🙂
Possiamo decidere al momento , anche in base alla situazione del mare , che tipo di ritmo impartire all’artificiale;
è evidente che in situazione di mare calmo non abbiamo molte limitazioni ma in condizioni di forte corrente certe scelte dobbiamo già sapere che non sortiranno alcun effetto sul jig perché verranno cancellate dall’azione della corrente sulla treccia oppure dal movimento dell’imbarcazione alzata ed abbassata dalle onde;
in quest’ultimo caso sarà importantissimo assecondare il movimento della barca sull’onda per evitare di andare in controfase con canna e mulinello.
Occhi sempre aperti quindi , cervello connesso e sensibilità sulla punta della canna sono la chiave del risultato.
Anche la posizione della canna riveste notevole importanza :
nella tecnica di base sappiamo va tenuta in posizione orizzontale parallela al pelo dell’acqua, mentre nelle tecniche avanzate  dal momento che abbiamo acquisito maggior sensibilità e dimestichezza nel tempismo  si può iniziare a muoverla lungo il semicerchio segnato dalle lancette dell’orologio

Per ottenere un diverso effetto sull’artificiale durante i nostri giri di manovella possiamo anche inclinare verso il basso la punta della canna e procedere regolarmente con le sequenze rotatorie, l’effetto sul jig ci stupirà :

osserviamo nella parte destra dell’immagine come cambia il movimento e la posizione del jig rispetto al fondo , altra tecnica avanzata da tener presente per stuzzicare i pesci in apatia alimentare .
Per insidiare pesci tipo Rombi ad es  indispensabile restare sempre nella prossimità del fondo, risalendo non i soliti 8/10 metri ma ritornando subito giù non appena abbiamo superato i 3 o 4 metri , per poter essere efficaci con una tale limitazione utilizzeremo soltanto il ¼ o l’1/8 di pitch

Questi sono soltanto alcuni degli esempi riportati, ognuno di noi deve per prima cosa impratichirsi nella ritmicità, affinare sensibilità (per questo una canna di qualità risulta indispensabile) e successivamente intentare nuove formule geometriche di movimento , affinare strategie e scelte coraggiose ricordandosi sempre che ogni insuccesso è comunque importante per aumentare il proprio bagaglio di esperienza , la perseveranza è virtù e porta a risultati sorprendenti, oltre ogni prevedibile aspettativa.
Innamoratevi del Japan Style !!!!!

 

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