La luce solare è presente nella zona eufotica ( sino a 200 metri di profondità) , per diventare molto debole nella zona disfotica ( sino a 1000 metri), dove giungono solo le componenti verde/azzurro/indaco per scomparire definitivamente nella zona afotica.
La bioluminescenza marina consiste nell’uso del senso della vista anche là dove la luce è minima o assente; pensate alla maggiore dimensione dell’occhio dei pesci di profondità, un occhio più grande migliora la percezione della luce, segno che riveste ancora un’importanza fondamentale anche laddove noi riteniamo regni il buio più profondo.
Sappiamo bene che il fenomeno della BIOLUMINESCENZA è di notevole importanza per gli abitanti del mare, esso ha delle ragioni ben specifiche:
– richiamo per attrarre le prede
– segnale riproduttivo
– comunicazione fra esseri della stessa specie
– per localizzare il cibo
– mimetismo: per camuffarsi in contro luce , alcuni organismi emettono una luce verso il basso che li rende meno visibili a chi stando sotto di loro, li confonde con la luce superficiale ( procedura di contro-illuminazione) , questo fenomeno mimetico è utilizzato da moltissime specie pelagiche che spaziando da galla a fondo hanno la necessità di nascondersi dai predatori e quindi pancia argentea perché se li guardiamo da sotto si confonderanno col luccichio della superficie del mare e scure sopra la schiena perché se guardate da sopra si mimetizzeranno meglio con lo scuro del fondo.
– difesa : alcuni organismi emettono un fluido luminescente che confonde il predatore
il calamaro ad es sfrutta questo fenomeno ….. non stupiamoci quindi dell’efficacia di un artificiale che utilizza questo effetto luce .
Ci sono situazioni in cui l’effetto glow nell’artificiale risulta maggiormente vincente , ad es quando si pesca in profondita ( anche dai 50 metri in giù in certe ore della giornata quando il sole è basso sull’orizzonte) , quando l’acqua è ” verde ” in seguito a precedenti giornate di forti correnti che hanno portato sporco od organismi da molto lontano, acqua torbida in seguito a violente piogge precedenti che hanno fatto ingrossare i fiumi , nelle prime e ultime ore della giornata quando i raggi solari non hanno l’inclinazione sufficiente a penterare in profondità ( in liguria nel mese di marzo ad es alle 9 di mattina a 50 metri in normali condizioni di visibilità la luce penetra ancora molto poco, l’ho rilevato personalmente utilizzando una telecamera subacquea ad alta luminosità per curiosare cosa capitava vicino al mio artificiale), in seguito a “fioriture” di microorganismi in seguito alla variazione di temperatura superficiale del mare e chissà quante altre situazioni ancora che non so dirvi.
La scelta quindi di montare sulla nostra canna un artificiale glow ci darà di certo maggior soddisfazione di un altro, soprattutto nelle situazioni sopracitate .
Veniamo al punto fondamentale di questo articolo !!
Prima dello sviluppo degli apparecchi elettronici sensibili alla luce, la misura dell’intensità di una luce veniva stimata ad occhio o tramite strumenti quali il fotometro di Bunsen
Il flusso luminoso di una sorgente veniva confrontato con una fonte di luce standard.
L’occhio umano non è in grado di stabilire, tra due sorgenti luminose, quella con la maggiore intensità di luce, è però in grado di discernere anche differenze minime di intensità di luce su due superfici simili e dello stesso colore.
L’occhio degli animali marini , vivendo in un mondo di suoni e, vibrazioni ma di scarsa visibilità si è evoluto in modo differente da quello degli animali terrestri, affinando alcune caratteristiche essenziali per la sopravvivenza .
Su questa base ho iniziato a ragionare nella produzione dei miei artificiali,
da sempre nelle mie azioni di pesca con fonti luminose ho ricercato la fonte più potente nella convinzione che maggiore fosse l’intensità luminosa maggiore sarebbe stato il richiamo sui pesci , es tipico vedi la lampara : una luce quasi accecante perché serve ad attrarre pesci da grande distanza quindi essenziale che sia estremamente forte,
la scintilla è scaturita quando ho iniziato oltre 40 anni fa a costruirmi una lampada subacquea per pescare i calamari ( allora era una pesca che facevo con grande assiduità ) ho cercato una mega provetta di vetro con un tappo in silicone rosso forato che si usavano in laboratorio universitario e ho costruito in teflon un disco che entrasse giusto nel l’interno e nel quale feci la sede di 4 lampadine allo iodio da 100 watts a 12 volts che si usavano negli abbaglianti delle auto.
Per dividere il carico in ampère dei 400 watts a 12 volts ( A = W: V ) quindi quasi 34 Ampère che non sono poche , utilizzai un cavo stagno a doppia protezione a 4 fili cui collegare le lampadine , un grosso imbuto di plastica bianco inserito rovesciato e riverniciato all’esterno di nero e all’interno arricchito da stagnola riflettente.
Logicamente con un consumo simile tenevo acceso il motore della barca in pesca ; mi ancoravo sui 23/25 metri e accendevo quando era ancora giorno aspettando il buio . A notte fatta ( in inverno già alle 17 ) calandolo a 5/6 metri sotto la barca faceva un chiaro notevole e i calamari si avvicinavano sempre più sotto di me dandomi grosse soddisfazioni in termini di catture.
Purtroppo andando più volte ho potuto notare molta differenza di catture fra buio di luna e luna piena e mi è venuta l’idea di provare a parzializzare la luce, dividendo la linea elettrica con due stacca batteria da azionare a 2 luci o a 4 luci, ebbene in certe condizioni, non sempre legate alla luce lunare vedevo che abbassando l’intensità a 200 w soltanto catturavo decisamente di più , fu così che arrivai a fare molte modifiche : a 1 lampadina sola, a 2 lampadine e a tutta forza con 4 lampadine accese.
Non trovavo la quadra però e dovevo tentare sempre le varie soluzioni in base alle diverse serate , in pratica i pesciolini arrivavano di più con la luce forte ma i predatori , in questo caso i calamari restavano appena fuori dal cono , nell’ombra e da li attaccavano per mangiarseli poi rientravano nel buio ….. Anche se io pescavo a fondo , quindi lontano dalla luce la potenza luminosa diversa faceva la differenza in termine di catture.
Oggi che produco artificiali per le tecniche verticali ho fatto diverse prove sull’intensità luminosa delle esche e confrontandomi con un caro amico ( il mio professore universitario, un biologo marino di fama mondiale , che studia soprattutto cetacei e molluschi ) siamo arrivati a una conclusione certa : l’eccessiva luminosità se da un verso attrae dall’altro spaventa , quindi fa avvicinare i pesci ma li scoraggia ad attaccare l’esca.
Per superare il problema bisognava essere più naturali possibili e quindi creare un prodotto in grado di emettere una luce tenue più possibile vicina alla bioluminescenza naturale degli esseri viventi marini.
Sempre grazie all’aiuto del mio prof. sono venuto a conoscenza del range di intensità luminosa che gli esseri viventi marini riescono ad emettere e , grazie all’ausilio di un fotometro ( apparecchio per misurare l’intensità luminosa ), ho lavorato nella produzione della vernice fosforescente con cui rivesto la base dei miei artificiali ,
in modo che fosse esattamente sempre bilanciata da essere più naturale possibile.
La fonte di richiamo così fatta , l’utilizzo di apposite vernici a base UV e semitrasparenti in modo da risultare esse stesse luminose al buioe colorate è stato il frutto di tante ricerche,e probabilmente il motivo del successo dei miei artificiali, il fatto che siano molto più catturanti di altri a effetto ” lampadina” che si trovano in commercio.
Bisogna anche considerare che l’effetto glow non è sempre solo l’unica risorsa da sfruttare ( quando le acque sono molto limpide e si pesca in poca profondità specie in estate quando il sole è alto sull’orizzonte e la luce penetra meglio in profondità ) sono importanti anche l’effetto specchio e le differenti colorazioni , sulla diatriba se i pesci vedono o no i colori non merita aprire parentesi semplicemente perché la distinzione fra le diverse tonalità da parte dei pesci è sicuramente un fatto scontato, per cui risulteranno essenziali 3 fattori chiave :
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effetto glow
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effetto specchio
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effetto colore
aggiungiamone pure un quarto legato alla geometria del disegno sull’artificiale : le bande zebrate che simulano le livree di alcuni avannotti o di alcuni pesci foraggio , i puntini che simulano cromatofori e fotofori dei calamari, sfumature di colore su colore che dopo molti test i sono rivelate più efficaci di altre e così via.
Passione e scienza coniugate insieme hanno dato risultati insperati e mi hanno fatto capire che si può fare molto se ci si dedica alle cose, gli esperimenti e gli studi non finiscono mai ed è questo il bello delle cose , credo siate d’accordo con me su questo principio. 🙂