LA PROGRESSIONE
La difficoltà a riuscire a comprendere completamente la traduzione del libro scritto in giapponese del “guru dello slow pitch” Norihiro Sato ha un po’ rallentato il mio lavoro di approfondimento che regolarmente condivido con tutti voi.
La progressione è frutto di dedizione e concentrazione costante, il pescatore che è sempre attento ai particolari e alle sensazioni è colui che otterrà sempre migliori risultati ; al contrario il minimalista e il pressappochista che va in mare solo per rilassarsi pensando che tutte le attrezzature e le situazioni sono uguali , semplificando le soluzioni e giustificando i fallimenti con la sfortuna o con la scusa che “oggi non c’era pesce” è destinato ad una serie infinita di delusioni .
Per meglio comprendere le condizioni che andremo ad affrontare e poter decidere la strategia quotidiana dobbiamo avere ben chiara la situazione soprattutto della corrente .
Ho ribadito più volte che i fattori importanti che vanno considerati , prima di iniziare a pescare, sono :
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la luminosità ( presenza o meno di nuvole, posizione del sole , stagionalità : intesa come altezza del sole allo zenith e temperatura delle acque – a galla e a fondo)
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il colore dell’acqua ( trasparente, velata, torbida . considerando anche le fioriture di plancton e fitoplancton capaci di “oscurare anche un bel sole a perpendicolo” )
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scarroccio dell’imbarcazione dovuto al vento ( sempre da contrastare con motore o con ancora galleggiante o , meglio ancora , con i nuovi sistemi elettrici di posizionamento )
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deriva dovuta alla corrente ( su cui interverremo scegliendo la giusta forma del jig e minimizzando la dimensione del trecciato in bobina)
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situazione della marea ( per monitorare l’attività del pesce )
Tutti questi parametri sono abbastanza facilmente verificabili con un minimo di esperienza e consultando le tabelle di marea , ma l’identificazione della corrente è la “bestia nera” che farà la differenza a fine giornata fra un pescatore esperto e un pescatore “sfortunato”.
I segnali utili per farsi una prima idea è ad es. passare vicino ad un segnale galleggiante ed osservare l’inclinazione della cima (corda) rispetto al fondo; si presuppone che , se il vento non sarà così sostenuto da gravare sulla bandiera , la cima sarà disposta nella direzione della corrente.
Sappiamo molto bene che esistono diversi tipi di correnti :
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la corrente superficiale che influenzerà soprattutto la nostra imbarcazione facendoci scarrocciare lontano dell’artificiale ( la condizione più facile da combattere utilizzando il motore )
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la corrente di fondo ( che può interessare anche diverse decine di metri di strato d’acqua) più difficile da contrastare e che ci obbligherà ad adottare particolari scelte di dimensione filo , forma e peso dell’artificiale.
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le correnti complesse : la vera “maledizione” per la pesca in verticale che ci renderà la vita difficile, in extremis fino a dover abbandonare il campo e rimandare al prossimo giro.
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L’assenza di corrente che , benchè molto spesso desiderata, porta sovente ad una completa apatia dei pesci e ci costringe a continue sostituzioni di forme , pesi e colori dei jigs con risultati anche deludenti.
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La corrente uniforme su tutta la colonna d’acqua che ,a seconda dell’intensità, potrebbe essere la miglior situazione perché facilmente contrastabile e stimolante l’alimentazione dei pesci in quanto muove i nutrienti e crea la condizione ideale in pesca.
Sappiamo anche che più forte è la corrente e più difficile sarà per noi riuscire a muovere il jig in maniera efficace.
La tecnica dello slow pitch jigging è molto articolata ma allo stesso tempo semplice e si basa su questo semplice concetto :
“la rotazione del jig”
Partiamo dall’inizio : la tecnica di base
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canna a ore 3 , parallela al pelo dell’acqua ( a scelta vostra calcio sotto l’ascella oppure sotto al gomito)
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liberiamo l’artificiale in caduta libera ( non deve essere effettuata alcuna manovra di trattenuta sul filo, la bobina deve essere libera giocando sull’eccentrico in modo da lasciare la massima libertà senza rischiare sovra avvolgimenti del trecciato sulla bobina e eventuali parrucche)
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il jig proprio per la sua caratteristica di avere il peso mediamente centrale scenderà a foglia in posizione orizzontale ( le diverse forme avranno ognuna un peculiarità di discesa QUI ma cadranno sempre in posizione orizzontale)
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una volta arrivati sul fondo noi dovremo agire in fretta : uno o max due giri veloci di manovella ….. questo perché ???
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il jig è più pesante degli ami che in un primo istante saranno ancora disposti verso l’alto e quindi liberi – operando velocemente ridurremo quasi a zero la possibilità di arrocco e la conseguente possibile perdita dell’artificiale.
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tergiversando in questa operazione gli ami si appoggeranno al fondo e indugiando ulteriormente inizieranno a dragare il fondo agganciandosi al primo incaglio utile.
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normalmente le abboccate in questo tipo di tecnica avverranno in caduta e in prossimità del fondo ( i jap danno addirittura al 65% le catture fatte in caduta libera del jig) per cui girando velocemente e con forza la manovella se il pesce avrà il jig in bocca o nelle immediate vicinanze sarà più facile avere una buona bucatura . Si può anche considerare un piccolo movimento verso l’alto della canna portandola a ore 1.
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se il pesce avrà seguito curioso l’esca ma non sarà stato così attivo o troppo sospettoso per aggredirla , sicuramente vedendola schizzare verso l’alto ne scatenerete l’istinto predatorio ( pensate ad un cane che vi abbaia , se state fermi con buona probabilità potrebbe smettere ma sicuramente se scappate vi rincorrerà e tirerà a mordere) ; diversamente se il pesce che ha seguito il jig con curiosità , vedendolo fermo sul fondo e immobile, perderà interesse e voi la buona occasione di “pinzarlo”.
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ora siamo arrivati ad avere il jig appeso al filo (consideriamo un fermo immagine dopo il giro veloce di manovella) , terminata l’energia impartita l’artificiale ora si trova in posizione verticale vincolato al filo teso fra lui e la punta della canna.
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questo momento è cruciale !! noi dobbiamo essere attenti e rapidi nel dare il successivo giro di manovella ( consideriamo per semplicità il giro completo, ma ben sappiamo che ci sarà la possibilità di scegliere far l’ottavo, il quarto, il mezzo e l’intero giro).
se l’artificiale resta appeso ed inerte in posizione verticale al filo si definisce la peggior situazione denominata “ il jig morto”. Non serve dire altro 😉
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girando la manovella noi imprimiamo una forza a salire del jig che farà piegare verso il basso la punta della canna ( vi ricordate che era a ore 3 ) la canna ora gioca un ruolo essenziale in tutta la tecnica … delle caratteristiche dell’attrezzatura ne abbiamo ampiamente parlato , la qualità di canna e mulinello vi aiuteranno per l’80% …. Noi abbiamo dato la carica alla canna girando il mulinello e la resistenza del jig a salire ne determina la potenza di risposta. Quando noi ci siamo fermati dalla rotazione della manovella subentra la forza elastica della canna per far guizzare verso l’alto l’artificiale.
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se la canna è di ottima qualità e dimensionata al peso dell’artificiale allora la sua “forza di ritorno” sarà così efficace e rapida da far si che il jig salti così in alto da arrivare , una volta esaurita la sua spinta, a svincolarsi dal legame con il filo a cui è legato . La conseguenza sarà che finita la corsa verso l’alto sarà libero di cadere assumendo la sua naturale posizione di caduta cioè orizzontale !
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questa è la “ rotazione del jig “ la cosa a cui dobbiamo aspirare per catturare durante la jerkata.
Immaginate di avere una canna scadente o un mulinello dallo scarso recupero che non riesca a caricare sufficiente energia alla canna, essa tornerà su abbastanza velocemente ma non sufficiente a far svincolare il jig dal filo ; per fare un ultimo esempio consideriamo un arco e una freccia, l’obiettivo è colpire un centro posto ad es a 100 mt davanti a noi, l’arco è la nostra canna da slow , la mano che tira la coda della freccia tendendo l’arco è il mulinello, l’escursione che riusciamo a fare con la mano, dalla posizione iniziale ad arco fermo, fino al punto di massima tensione della corda dell’arco è il recupero per giro di manovella del mulinello ; la bontà di un arco si misura scoccando la freccia : un arco di ottima fibra e qualità scaglierà con forza e precisione la freccia nel centro del bersaglio, un arco di materiale scadente avrà meno potenza e , a parità di escursione della mano, lancerà la freccia fuori centro oppure non arriverà nemmeno a bersaglio….. ecco che succede con le canne spacciate” per buone .
Il risultato finale che noi pescando solleveremo l’artificiale sempre in posizione verticale ( come un ascensore che sale e scende sempre nella stessa posizione ) “il jig morto ” ben poco stimolante per i pesci ; provate a tirare su un artificiale legato con un filo alla mano alzando e abbassando il braccio , esso resterà sempre in posizione verticale dall’inizio alla fine, l’accelerazione è la caratteristica vincente , il jig dovrà balzare in alto così rapidamente da fare più strada verso l’alto dell’escursione che ha fatto il cimino da posizione di massima piega a quella di riposo a ore 3.
La “rotazione del jig” è l’essenza della parte attiva dello slow pitch jigging , la nostra parte attiva della pesca, per essere efficaci noi dovremo imparare questo concetto e a metterlo in pratica.
La nostra fatica sarà di scegliere bene l’attrezzatura , Norihiro Sato dice “ l’80 % della pesca è nel setup ( cioè la scelta dell’attrezzatura) , sfuggite se possibile le canne da pochi soldi, purtroppo per avere alte prestazioni ci vogliono lavorazioni tecniche e materiali di qualità e non è possibile avere una Porsche al prezzo di una Skoda anche se il venditore vi dirà il contrario.
Una volta che partiamo bene con la “parte meccanica” subentra la dedizione e la costanza per affinare la tecnica .
Con questo breve articolo spero di aver chiarito definitivamente l’importanza della scelta di canna e mulinello , ho voluto ribadire il concetto un pò più nel dettaglio perchè nelle numerose chiacchierate con voi ho percepito molto spesso il desiderio di voler iniziare bene per poi continuare meglio; la prima grande difficoltà è proprio scegliere gli articoli giusti spero di essere stato utile e, come sempre, sono disponibile a parlare con chiunque sia davvero interessato ad approfondire gli argomenti.
Partiamo da una serie di articoli sulle “Tecniche avanzate” , le strategie di pesca che dovremo pianificare per l’evoluzione da pescatore principiante a pescatore esperto , il primo di questi articoli sarà IL JIG PILOTA di prossima pubblicazione.