Quando iniziamo a pescare a slow pitch jigging sicuramente la prima difficoltà che si incontra è riuscire a governare opportunamente l’imbarcazione.

Mantenere la verticale pescando su una barca alla deriva è decisamente complicato, volevo affrontare l’argomento soprattutto per farVi riflettere ed agire in futuro con maggior consapevolezza e quindi con maggior efficacia.

Una barca in deriva è costantemente spinta dal vento, la barca si gira al traverso ed è in balìa del vento che la spinge di lato, noi possiamo soltanto pescare dal lato sopravento con l’imbarcazione che spesso dondola perché ha l’onda sul fianco;

nel frattempo il nostro artificiale è in acqua e si muove con la corrente, la lenza fa vela nella sezione d’acqua mossa dalla corrente e nello steso tempo è tirata dalla nostra canna, il trecciato invece di essere rettilineo si incurva creando del lasco,

immaginiamoci di tenere della lenza in mano con un’altra persona a distanza di 100 mt che la trattiene dall’altro capo in una situazione di vento forte ….il filo ondeggierà sospinto dal vento creando una leggera curva e non importa quanto tu tiri con il braccio o lo fai oscillare , la persona dall’altra parte non percepirà nessun movimento….. l’arcatina creata dal vento cancellerà tutti i segnali che tu vorresti trasmettere al tuo amico all’opposto.

Questa immagine dovrebbe sempre essere impressa nella nostra testa per aiutarci a non essere pigri e governare l’ imbarcazione contro il vento durante l’azione di pesca.

Le prime prove di verticalità è consigliabile farle tra i 50 e i 100 mt massimo , in acque più profonde anche in condizioni molto amichevoli per restare bene in verticale ci vuole già una certa capacità di controllo dell’imbarcazione  e soprattutto utilizzando il motore per contrastare lo scarroccio dovuto al vento ci vuole già un po’ di “mestiere”.

La dimensione della lenza sul mulinello è un momento di criticità abbastanza importante, una piccola differenza di diametro può davvero fare molta differenza; non si creda di poter sostituire alla scelta di un trecciato troppo “dimensionato” aumentando il peso del jig perché, invece di risolvere, si andrà ad aggiungere ulteriori situazioni di criticità nell’assetto di pesca.

Che dimensione di trecciato dobbiamo scegliere quindi?

Il nostro tasso di catture potrà essere notevolmente influenzato da questa scelta, lo standard può essere il PE 2.0 che è di scelta per un principiante che non abbia idee ben precise su che target di catture aspettarsi, io spesso ho consigliato una dimensione inferiore PE1.75 o PE 1.5 per essere più aggressivi.

L’intervallo di peso del jig dovrebbe rispettare la “regola” del doppio dei gr rispetto ai metri con la deroga del 30/35% in + o in – a seconda della condizione (lo troveremo meglio se adotteremo la pratica del “jig pilota”).

Gli artificiali di scelta saranno ad es modelli come Seeker, Screw, Borer A, Gator, Capture, Talisman Long, Xoxo

Questo perché ,se dovessimo salire troppo di peso per ovvie ragioni richieste dalla condizione, ad es. Saw ma anche lo stesso Seeker (se utilizzato nelle grammature alte) risulterebbero troppo “pesanti” da sollevare , e  Spoon, Ellipse,  Leaf troppo lenti nel tasso di caduta verticale , quindi inadatti ad un allineamento verticale in condizioni di deriva libera (anche se ottimi e da scegliere  in condizioni più amichevoli).

La scelta della potenza della canna sicuramente andrà fatta in base alle batimetriche che vogliamo battere ad es. restando nell’esempio fatto 50/100 mt sicuramente una potenza #3 sarà ottimale , ma in quei casi dove vento e corrente ci mettano a dura prova possiamo passare a una potenza #4 dimensionando ovviamente anche il peso dei nostri jigs in modo da restare più possibile nel range medio del nostro attrezzo.

Il mulinello ha la necessitò di avere sufficiente recupero in cm a giro per riuscire a trasmettere energia alla canna per cui quei famosi 117 cm a giro dello Shimano Ocea jigger NR-HG in questa particolare situazione saranno proprio la manna dal cielo!

Tutta la quantità presente in acqua della lenza fa parte di una criticità molto importante : un trecciato sottile mantiene l’artificiale più vicino a te e ti consente un miglior controllo, un filo più “generoso” sarà spinto dall’acqua cancellando le tue azioni fino addirittura a far appendere l’artificiale a mezz’acqua senza riuscire a raggiungere il fondo.

I nodi sono importantissimi : nodo fra trecciato e leader ad es io consiglio sempre un Tony Pena  abbastanza facile da eseguire anche a bordo e che mantiene bene i parametri di carico dei fili , oppure il nodo PR o Rotoknotter Knot sicuramente più complicato ma ottimale per la resistenza;  una alternativa con riserva può essere l’Albright facilissimo da eseguire ma con la disgrazia di continuare a stringersi colpo su colpo fino a ghigliottinare la lenza e che comunque anche se ben eseguito risulta diminuire di molto il carico di rottura ( si parla anche del 35/40 %), ragion per cui ok l’Albright a passo di rinnovarlo spesso, specie dopo degli incagli importanti o la cattura di qualche bella preda e comunque sempre ad ogni nuova uscita.

Il nodo che si fa con il leader in fluorocarbon sul solid ring o sullo snap è assai importante, io consiglio sempre il TN Knot ideato da Norihiro Sato anche lui semplice (molto importanti i 15 mezzi colli da fare dopo il primo passaggio per creare quella catenella che rinforza e allo stesso tempo protegge la lenza dai denti della preda).

Quello che dobbiamo avere ben chiaro in mente è che durante la nostra zione di pesca veniamo gradatamente allontanati dal nostro jig , ogni volta che mettiamo in tensione la lenza tiriamo l’artificiale verso di noi ma quando non abbiamo la tensione sul filo l’acqua allontana il nostro jig ;

durante lo “scarico” della tensione  (la caduta del jig) la gravità tira giù l’artificiale e la corrente lo sposta un po’ di lato e molto spesso la corrente agisce molto di più sul jig di quanto  lo faccia la gravità….la conseguenza è una costante piccola  perdita di allineamento verticale ad ogni caduta.

Quindi come dobbiamo comportarci a seconda delle situazioni?

Facendo sollevamenti veloci noi manteniamo maggiormente vicino il jig e la lenza più diritta e riusciamo a fare più facilmente cambi di ritmo nel movimento dell’artificiale essendo più stimolanti, in pratica in situazione di deriva forzata dalla condizione ( quando facciamo fatica a mantenere la verticale) è consigliabile fare delle azioni veloci (Fast Lift) perché senza questa strategia rischiamo di lasciare il nostro artificiale semplicemente appeso in acqua ( la posizione dell’ascensore …il “jig morto”).

Dopo una serie di sollevamenti veloci però è importante dare la possibilità al pesce di abboccare muovendo 2 o 3 volte la canna per creare lo stop del jig e un momento di pseudo-caduta in cui risulterà una facile preda;

siccome stiamo descrivendo una situazione complicata con la lenza leggermente o mediamente in diagonale l’azione della nostra canna dovrà essere tra le ore 3 e le ore 12 ( un intervallo di alzata della canna di 3 ore è il massimo che possiamo ottenere in una situazione simile) un movimento non eccessivamente ampio in cui l’angolo tra la canna e la treccia sarà compreso fra 0 e 90 gradi massimo.

Se invece di alzare la canna verso l’alto scegliamo il movimento diagonale allora l’escursione potrà essere maggiore , anche fino a 120 gradi o più , la conseguenza sul jig sarà che avrà più tempo di fermo e l’efficacia  sarà maggiore ma soltanto su alcune prede ( i jap le identificano soprattutto nei tunnidi).

In queste situazioni la forza dell’acqua è grande e quindi potremmo accorgersi che la nostra canna non ritorna più indietro bene come in situazioni di calma, non c’è da preoccuparsi , bisogna prendere atto della condizione e controllare la lenza provando differenti tensioni oppure non-tensioni per cambiare il ritmo di movimento del jig ed avere l’attacco.

Se decido di non riavvolgere col mulinello mentre abbasso la canna sappiamo che il jig farà la sua caduta, ma se facciamo derivare la barca siamo anche consapevoli che non cadrà molto o forse per nulla…

Se invece decidiamo di riavvolgere mentre abbassiamo la canna il jig resterà sospeso , ma bisogna fare attenzione perché dobbiamo riavvolgere solo quel poco che ci consente di mantenere una minima tensione e non perdere il jig di lato (lo abbiamo detto prima : ogni volte che cade prende un po’ di traverso) , non dobbiamo mai mulinellare così tanto da spostare ancora l’artificiale verso l’alto, dobbiamo mantenere il controllo del jig e la massima sensibilità possibile per poter percepire le abboccate.

Utilizzando queste strategie il jig probabilmente si muoverà in questo modo:

durante i sollevamenti veloci l’artificiale si alzerà velocemente ma  con ogni probabilità più diagonalmente che verso l’alto,

al sollevamento della canna il jig rallenta la sua corsa

durante l’abbassamento della canna e il riavvolgimento l’artificiale perderà il suo slancio e resterà per un attimo sospeso.

Poi ancora un sollevamento della canna, un’altra sospensione e poi rilanci veloci  …animiamo il jig a dispetto di vento e corrente che ci giocano a sfavore!

L’idea potrebbe essere di pensare al jig come l’imitazione di un calamaro, movimenti morbidi per far muover il jig in linea retta con cambi di ritmo e sospensioni, oppure movimenti più veloci e vedere cosa succede.

Se durante l’azione di pesca però ci accorgiamo che l’artificiale diventa “sordo” e si sposta troppo lontano non bisogna esitare a ritirarlo su e farlo ridiscendere di nuovo e recuperare la verticale più possibile.

Mi auguro di averi dato qualche spunto in più per essere efficaci anche quando è tutto più difficile.

Menu
Call Now Button

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi