Gli artefici della pesca con il tenya sono stati i giapponesi, a loro dobbiamo moltissime tecniche innovative spesso molto efficaci e divertenti .

Purtroppo  ,anche se l’ Italia vanta da sempre un’ingente  quantità di appassionati e praticanti,  la  nostra antica “cultura della pesca”  è stata spesso sfruttata per meri scopi commerciali ;

a fronte di pochi e costosi artificiali  di alto livello, venivano  proposti sul mercato moltissimi prodotti spesso di scarsa qualità senza peraltro aiutare  il neofita ad un corretto utilizzo dei nuovi attrezzi con la conseguenza di ottenere scarsi risultati e  un rapido abbandono delle nuove tecniche .

La diretta conseguenza di questo atteggiamento  è stato un rapido declino degli utilizzatori di kabura e tenya , due tecniche japan style allo stesso tempo facili e molto redditizie.

E’ evidente che l’improvvisazione difficilmente porta risultati soddisfacenti  e senza un minimo di consigli o possibilità di documentarsi anche le tecniche più facili subiscono inevitabilmente di pagarne  lo scotto .

Dopo questo doveroso preambolo ecco perché mi sono dedicato alla prototipazione di questi nuovi tenya .

Li ho chiamati NO_LIMITS  proprio perché , dopo anni di fruttuose pescate , ho ritenuto che questa tecnica di pesca  meritasse un po’ più di spazio di quello a cui era stata relegata per le motivazioni sopracitate.

Non c’è un vero limite che ci impedisce di praticare fruttuosamente questo tipo di pesca , vento, corrente, profondità possono essere “corretti” facilmente , basta avere le idee chiare su cosa fare  e come è meglio  presentare la nostra esca .

Chi ha seguito dal vivo qualche mio seminario in giro per l’Italia ricorderà che già in fase di presentazione ho suddiviso le tecniche “Japan Style” in verticali e diagonali, indicando che soprattutto lo slow pitch ma anche un po’ l’inchiku pretendono la lenza in verticale, mentre kabura e tenya sono prettamente pesche con la lenza in diagonale, con la barca mossa dal vento o dalla corrente e l’esca che viaggia più o meno velocemente in prossimità del fondo.

Quello che dobbiamo cercare di evitare di pescare in perpendicolare utilizzando tenya pesanti , con questi noi perdiamo sia le qualità del nuoto dell’ esca sia l’appetibilità della stessa.

Il pesce avverte immediatamente che l’esca è anormalmente pesante rispetto alla sua dimensione e ne perde inevitabilmente interesse .

Il gioco da fare quindi è pescare in diagonale con la barca leggermente mossa dal vento e/o  dalla corrente  con la minor grammatura possibile che ci consenta il contatto con il fondo .

L’animazione dell’esca consisterà , una volta toccato il fondo, di alternare lunghe e lente alzate dal fondo e ricadute rapide che sfrutteranno la forma a campanella del jig che farà dondolare il gambero rendendolo particolarmente attrattivo.

Ci sono due “scuole di pensiero” per l’animazione dell’esca :

  • la prima vuole far viaggiare il tenya sempre molto vicino al fondo evitando di farlo toccare , l’esca sarà costantemente in leggerissimo movimento e le abboccate saranno prima leggere e poi via via più decise fino a convincerci a ferrare con decisione.
  • la seconda (quella che mi ha dato maggiori soddisfazioni) è di lasciare il tenya appoggiato sul fondo tenendo la canna con la punta che sfiora l’acqua ; l’esca non sarà ferma perché la barca si muove in deriva quello che noi dobbiamo fare è restare in attesa delle leggere abboccate

Se questo non dovesse accadere dopo qualche minuto possiamo muovere leggermente l’esca verso l’alto ( come nel primo metodo) ma soltanto per stuzzicare l’eventuale preda che curiosa ma non completamente decisa segue il nostro innesco , per poi riposizionarci in attesa dell’abbocco.

Sono momenti di tensione quando sentiamo i piccoli colpetti sula punta della canna…in quel momento evitiamo di ferrare e cediamo un pochino di filo o abbassiamo ancora un poco la canna per dare bando ed evitare che la preda senta “duro” e abbandoni, quando i colpi saranno più decisi è allora il momento di ferrare con decisione con tutta l’escursione possibile verso l’alto  e lungo la diagonale della lenza.

La ferrata deve essere decisa e lunga perché le canne da tenya hanno una punta esile e morbida che serve esclusivamente ad ingannare la preda assecondandone le abboccate e il resto del fusto morbido ma potente per far penetrare l’amo nella bocca del pesce.

Ritornando sulla scelta del peso dell’artificiale ribadisco il concetto , sempre valido, che è necessario cercare il miglior compromesso fra contatto con il fondo e leggerezze dell’esca.

Lavoriamo sulla dimensione del trecciato, come per lo slow pitch  dove un diametro minore catturando meno corrente ci consente la verticalità , mentre qui dove non vogliamo la lenza in verticale ci servirà per minimizzare il peso del jig.

Scegliamo quindi trecciati di super qualità di PE 0.6 fino max a PE 1.2  che corrisponderà a diametri da 0.8 mm fino a 0.14 mm ; io personalmente privilegio il 0.10 mm con il quale pesco bene anche a 150 mt.

Il finale in fluorocarbon deve essere di almeno 4/5 mt con un diametro sempre sottile e proporzionato al libbraggio del trecciato , io pesco normalmente dall 0.30 allo 0.40 mm max , ma da zona a zona è chiaro che le prede possono variare dai più comuni sparidi ( orate, tanute, saraghi, pagelli ) a prede più importanti come prai, cernie, dentici .

Le prede della pesca a tenya sono tantissime , dai pesci di fondale :  scorfani, gallinelle , san pietro ai pesci  citati prima fino ai pelagici che morderanno in calata e in risalita  a mezz’acqua.

Mettiamo sempre uno snap facilmente apribile ma robusto che ci consentirà di sostituire il tenya durante l’azione di pesca, è buona cosa averne sempre un paio già innescati e pronti da sostituire velocemente per ricalare qualora avessimo trovato il momento di attività o la zona popolata da sfruttare al massimo.

La scelta del colore del tenya è comunque importante , pur avendo innescata l’esca naturale non ci dimentichiamo che il colore del piombo e la sua luminescenza agisce da attrattore , non si spiegherebbe perché pescando in due o tre sulla stessa imbarcazione, con medesima attrezzatura certe colorazioni risultino di gran lunga più aggredite di altre …credetemi è successo più e più volte.

La politica del “ è tutto uguale”  e del “ se vogliono mangiare devono mangiare questo” lasciamola ai perdenti che prendono sempre qualcosa in meno dei pescatori più concentrati e meticolosi nelle scelte.

La mia esperienza evidenzia come scelta i colori fosforescenti  per fondali maggiormente profondi dai 70 metri a scendere , nelle ore prime del mattino e del tardo pomeriggio ( ricordiamoci che l’inclinazione del sole durante le stagioni varia moltissimo ed è allo zenith soltanto d’estate a mezzogiorno quindi la fascia di maggior luminosità è molto variabile da  mese a mese e la luce del sole penetra con difficoltà quando è molto obliqua alla superficie ) e preferibile anche  nelle giornate nuvolose .

Parimenti quando il cielo è grigio coperto di nuvole privilegiamo colori dorati o argentati con sfumature di nero ( particolarmente efficace ad es nella tecnica del kabura è il color oro con i bordi neri) in ogni caso colori scuri con cielo scuro e colori chiaro in pieno sole ( giallo, arancio , rosso).

Il verde e il rosa essendo colori che scompare molto tardi almeno nel nostro spettro visivo si stanno rivelando davvero micidiali, specie se uniti al glow.

La domanda che vi sarete fatti è : perché dovendo privilegiare  pesi leggeri se gli stessi  giapponesi , ideatori della tecnica , producono soltanto pesi limitati allora tu hai fatto tenya che vanno da 40 gr fino a 200 gr ?

La risposta è proprio legata al necessario adattamento alle diverse nostre situazioni di pesca , ci sono alcune zone di pesca percorse da forti correnti , dove i pesci si posizionano nelle batimetriche più impegnative , in profondità, e dove è quasi impossibile ( tranne in alcune rare  giornate ) riuscire ad insidiarli senza dover aumentare il peso dell’esca;

teniamo presente che  l’esca principe ( il gambero) ne abbiamo già parlato QUI possiede un certo volume e ha un impatto sui movimenti d’acqua che agiscono sull’esca , ragion per cui a fronte di qualche tentativo che è doveroso fare per primo la scelta delle grammature da utilizzare porterà inevitabilmente a superare i classici 60 gr massimi di produzione jap.

In questi casi la seconda soluzione tecnica di lasciare il peso appoggiato al fondo in lenta deriva risulterà vincente e ci consentirà di utilizzare grammature più importanti.

Anche nel caso di un innesco alternativo, tipo piccolo calamaro o seppiolina per vincere il naturale attrito dell’esca naturale dovremo caricare un po’ di più sulle grammature.

Pesi per tutte le condizioni e profondità , colori UV e glow , amo inclinato per una presentazione ottimale dell’esca , ami giapponesi di altissima qualità e robustezza , trecciato dell’assist bicolore arricchito con un piccolo skirt che si è rivelato molto stuzzicante per gli sparidi. Baricentro basso e fondo piatto per evitare il rovesciamento e conseguente maggior facilità d’incoccio.

Nulla è lasciato al caso , neppure i risultati  😉

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